
Modalità, tempistiche e consigli su come impugnare un licenziamento nel caso in cui si ritenga lo stesso ingiustificato o infondato.
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Cosa significa impugnare un licenziamento
Impugnare un licenziamento significa contestarlo. Il lavoratore può impugnare il licenziamento ogni qualvolta ritenga che le ragioni poste a fondamento del provvedimento datoriale siano inesistenti, infondate, errate o che il comportamento posto in essere dal datore di lavoro sia illegittimo o illecito, o semplicemente che vi sia una violazione di legge.
Come si impugna un licenziamento
Il licenziamento viene impugnato attraverso due atti formali, che si sviluppano in due momenti separati ma che sono funzionali uno all’altro: in primo luogo il lavoratore deve inviare una comunicazione scritta al proprio datore di lavoro, nella quale deve indicare espressamente la volontà di impugnare il licenziamento. Questa fase è nota come “fase stragiudiziale” ed è volta a manifestare formalmente la volontà del lavoratore di opporsi al licenziamento ed ottenere un ravvedimento datoriale o un accordo tra lavoratore e datore di lavoro senza dover ricorrere alle aule di un tribunale.
In secondo luogo, laddove a seguito dell’impugnativa stragiudiziale il datore di lavoro non abbia revocato il licenziamento, o non sia intervenuto alcun accordo, il lavoratore potrà contestare in via giudiziale il licenziamento depositando, per il tramite del proprio avvocato, un ricorso avanti al Tribunale competente ed instaurare una vera e propria causa volta all’accertamento dell’illegittimità o nullità del licenziamento.
Quali sono i termini per impugnare un licenziamento
La lettera di impugnazione del licenziamento deve essere ricevuta dal datore di lavoro entro 60 giorni dal ricevimento della lettera di licenziamento da parte del lavoratore. Il ricorso giudiziale, invece, dovrà essere depositato in Tribunale entro 180 giorni dal ricevimento dell’impugnativa del licenziamento a pena di prescrizione dell’azione.
Come si redige una lettera di impugnativa
La lettera di impugnativa deve essere redatta per iscritto a pena di inefficacia.
La lettera deve contenere in maniera chiara e univoca la volontà del lavoratore di opporsi al licenziamento mentre non è necessario che vengano indicate le ragioni per le quali il licenziamento viene ritenuto nullo o illegittimo. Non vi sono, infatti, formule particolari o predeterminate per impugnare correttamente un licenziamento.
A chi spetta dimostrare la legittimità del licenziamento
Salvo casi eccezionali l’onere della prova ricade sempre sul datore di lavoro. Il lavoratore è tenuto unicamente a dimostrare la presenza del rapporto di lavoro mentre sul datore di lavoro grava il compito di dimostrare la fondatezza del licenziamento comminato.
Cosa valuta il giudice e quali possono essere le conseguenze all'impugnazione
Il Giudice valuterà in primo luogo la sussistenza e la legittimità delle ragioni poste alla base del licenziamento. Il giudice valuterà altresì la presenza o meno di una o più violazioni di legge o di contratto nonché la legittimità in generale del provvedimento datoriale.
In caso di accoglimento delle contestazioni mosse dal lavoratore il Giudice, a seconda della gravità della violazione datoriale nonché delle dimensioni aziendali, potrà ordinare la reintegra del lavoratore sul posto di lavoro e/o il risarcimento del danno.
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